mercoledì 15 aprile 2015

La seta

 


La leggenda vuole che sia stata l'imperatrice cinese Xi Ling Shi, quattordicenne, a scoprire le potenzialità di questa fibra tessile. La bachicoltura fu tenuta segreta per secoli dagli imperatori cinesi, anche se tale lavorazione approdò anche in Giappone, Corea e India. Solo nel 550 d.C., attraverso l'impero Bizantino, la seta raggiunge l'Occidente. Curiosa è la sua storia: si narra che monaci dell'imperatore Giustiniano importarono uova di baco nascoste nel fondo di alcune canne. Fu allora che il monopolio cinese di questo tessuto ebbe fine. Iniziò quindi un periodo particolarmente fecondo per i filati italiani, con i primati di Palermo, Catanzaro e Como. La seta è prodotta dal "baco" che diventato adulto dopo tre o quattro settimane comincia a secernere un filamento, di lunghezza variabile tra i 350 metri e i tre chilometri, con il quale forma un bozzolo. All'interno del bozzolo il baco diventa crisalide e poi farfalla, che uscendo dal guscio di fili ha il tempo di deporre le uova e morire. A questo punto i bozzoli vengono trattati con un processo chiamato “sgommatura”, che permette di eliminare la sericina. Una volta trovati i capi del filo del bozzolo vengono arrotolati sugli aspi e poi lavorati al filatoio. A seconda del tipo di filo e di lavorazione si possono ottenere diversi filati di seta. I tessuti in seta sono tantissimi, a seconda del tipo di filato e della trama. Il filato più grezzo, quello che presenta delle “fiammature” diventa shantung, seta cruda o bourette. I filati più sottili danno vita a tessuti più fluidi: voile, georgette, chiffon, crepe, crepon e raso, e infine diventa più rigido in taffetà, organza e twill (usato per cravatte). Per l'arredamento, e non solo, la seta si declina in velluto, broccato e lampasso. Senza dimenticare, però, il tessuto duchesse, mikado e razmir.

mercoledì 8 aprile 2015

Dal Blu di Genova al Jeans

 


Il termine nasce dalla pronuncia inglese un po’ scorretta della città di Genova e, con la locuzione Blu di Genova, si indica un tipo di telone utilizzato nelle navi commerciali per preservare le merci dalle intemperie di vento e salsedine. Il blu di Genova Per i Maya, il blu era il colore dell’universo; per greci e romani, invece, aveva connotazioni negative, con richiami alla sofferenza e al dolore; per gli antichi Egizi era il colore del mistero e dell’introspezione. Solo con l’avvento del Cristianesimo acquisisce significati legati alla calma, alla pace e alla serenità. Renoir diceva che solo grazie alla mancanza del colore nero e alla sostituzione con il blu nacque l’Impressionismo. Il blu di Genova, in realtà, a cosa si riferisce? È il punto di partenza di una storia lunga secoli, un’avventura incredibile di una tela che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha indossato: il jeans. Il termine, infatti, nasce dalla pronuncia inglese un po’ scorretta della città di Genova e, con la locuzione Blu di Genova, si indica un tipo di telone utilizzato nelle navi commerciali per preservare le merci dalle intemperie di vento e salsedine. Siamo nel XVI secolo, Genova è nel suo periodo commerciale più florido e il blu di Genova è pronto per salpare verso luoghi lontani. Verso la metà del 1700, per soddisfare i bisogni delle masse, venivano prodotte dai contadini, stoffe denominate genericamente “fustagni”, che indicavano tessuti di cotone e mescole di ordito di lino. I costumi popolari liguri dell’epoca testimoniano questo tipo di indumenti e l’utilizzo di una peculiare tintura ricavata dall’indaco e dal guado. Al giorno d’oggi il termine “jeans” è riferito al pantalone e la tela viene chiamata denim. Alla fine dell’800, il mercato americano, in forte sviluppo grazie alla costruzione di ferrovie, miniere e alla febbre dell’oro, aveva bisogno di indumenti resistenti. L’industria manifatturiera del denim con la fabbricazione dei teli di colore marrone, era in mano a tre grandi produttori, La Levi’s Strauss, Wrangler e Lee Inc. Ma già da allora New York dettava moda: nei porti sull’Hudson era arrivata da una città lontana una tela blu, quella di Genova. I produttori, incuriositi, iniziarono ad approvviggionarsi di questo nuovo tessuto. Il resto è storia: da capo abbigliamento western a simbolo di contro cultura, dagli hippy agli yuppies, il passo è breve.

martedì 7 aprile 2015

Anni '60


La moda fa un salto nel passato e prende ispirazione dai mitici anni 60.
Mini abiti con tagli lisci e semplicissimi sono arricchiti da fantasie coloratissime fatte di piccole forme geometriche che giocano tra loro.
La parola chiave? Minigonna, colore e fantasie retrò ...

sabato 4 aprile 2015

Il jersey

Da stoffa per biancheria alle sfilate 



Il jersey non è propriamente un tessuto, realizzato cioè a telaio con trama e ordito, ma una stoffa realizzata a maglia, con superficie rasata o a nido d’ape; il nome si riferisce alla gran parte dei prodotti della maglieria industriale. Risulta elastico sia in lunghezza che in larghezza e può essere prodotto con qualsiasi fibra tessile: le più usate sono il cotone, la lana e la viscosa. I tessuti jersey con fili elastan hanno un'elasticità superiore a quelli stretch e sono particolarmente adatti alla confezione di abbigliamento sia femminile sia maschile, e sportivo. Sul finire del XIX secolo il "jersey" era usato dai pescatori dell'isola inglese di Jersey. Ritenuto inadatto alla sartoria, divenne di moda quando, nel 1916, la stilista Coco Chanel lo impiegò per le sue creazioni. Coco Chanel acquistò dall'industriale tessile Jean Rodier una partita di jersey lavorato a macchina col quale iniziò a realizzare i suoi capi. L'introduzione nel settore dell'abbigliamento di questo materiale fino ad allora destinato alla realizzazione di biancheria fu una vera novità.

giovedì 2 aprile 2015

Il cotone

Dalla pianta al tessuto di moda




Il cotone, il cui termine deriva dall’arabo katun ovvero "terra di conquista", presente prima del secondo millennio avanti Cristo in India e in Perù, fu introdotto dai Saraceni prima in Sicilia nel IX Secolo e poi in tutta Europa attorno al 1300. Considerato un prodotto d’importazione, difficile da filare, rimase per lungo tempo un tessuto di lusso al pari della seta. In Europa famose erano le impalpabili stoffe di cotone indiano dipinte. Al loro arrivo in America, gli europei trovarono il cotone coltivato in Messico, Perù e Brasile: specie locali, diverse da quelle del vecchio mondo. Le tecniche del XVIII secolo permisero l’intensificare della coltivazione e, soprattutto nel Sud degli Usa, l’invenzione della macchina sgranatrice nel 1792, diede un forte impulso alla diffusione della coltura negli stati compresi tra l’Atlantico e la valle del Mississippi. Oggi la coltivazione è diffusa nelle regioni tropicali e temperate calde di tutte le parti del mondo, dove si cerca continuamente d’intensificarla ed estenderla. Tra le fibre vegetali il cotone è senz’altro la più diffusa. Le più vaste coltivazioni di cotone si hanno in Egitto, Pakistan, Sudan ed Europa Orientale, dove crescono le qualità migliori, o in paesi con una stagione umida e una secca Stati Uniti, India, Cile, Brasile. È composto principalmente di cellulosa e si presenta come un tessuto leggero, morbido ed assorbente. I suoi svantaggi sono la tendenza allo strappo e l'infiammabilità, per questo le industrie sottopongono i tessuti ad un trattamento chimico che li rende resistente alla propagazione della fiamma. Inoltre è anche poco elastico, e quindi molto sgualcibile. Questo inconveniente è limitato nei tessuti che subiscono il trattamento antipiega ottenuto con resine utilizzate durante procedimenti di finissaggio. Il sistema di filatura può avvenire in due modi: il pettinato, che è quello maggiormente diffuso o il cardato.

sabato 28 marzo 2015

Borsa a secchiello



Da semplice accessorio a elemento imprescindibile della nuova moda per l'estate 2015, la borsa a secchiello è apparsa nelle sfilate di tutto il mondo e sarà il must have della stagione che sta per arrivare.
Maneggevole, dal sapore retrò e casual, sarà l'accessorio che vi seguirà per tutta l'estate.

Le borse a secchiello rappresentano il vostro modo urbano ed aggiungeranno stile al vostro look.


Da Moschino, Yves-saint-Laurent, Alexander Mcqueen, ecc.. che le hanno proposte con linee ricercate su una base cromatica, in toni accesi e tinte scure, con fantasie colorate a contrasto in pelle a superficie liscia ai brand low cost che le hanno sfoggiate come marchio inconfondibile per una stagione super brandy.

venerdì 27 marzo 2015

Preppy Style


Tagli lineari e rigorosi, atmosfere english, semplicità ed eleganza: tutto questo e molto altro per il ritorno del Preppy Style sulle passerelle.
Il preppy è la moda del momento! Viso pulito, colori tenui e molto glamour. Uno stile vintage rivisitato, di grande effetto e davvero "IN".
In passato il Preppy era il simbolo della vita universitaria e dei ragazzi di buona famiglia. Questo look è stato rivisitato più volte dalla moda e, oggi, è l'emblema di una donna attiva, sempre di corsa e sicura di sè, che vuole essere chic e femminile con semplicità e gusto. 
Lo stile Preppy è sportivo e chic allo stesso tempo.
Lo sport entra nella moda, influenzandola e rivoluzionandola (gli sport sdoganati sono il tennis, il golf e la pallavolo… gonne con le pieghe, tartan, mocassini o ballerine comode, in linea con le ultime tendenze).
Lo stile Preppy detterà le regole in fatto di abbigliamento. Via libera a felpe, abiti con tessuti sportivi, e sneackers: comodità assicurata.